da "Canaiolo nero", in Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume IV, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, 1965
Sinonimi (ed eventuali errati)
Numerosi sono i sinonimi di questo vitigno, rilevati anche dal Molon. Riportiamo i più usati: "Canaiolo nero comune", "Cauaiolo nero grosso" (Firenze), "Uva canaiolo", "Uva dei cani" (Ancona, Pesaro), "Uva marchigiana" (Ascoli), "Uva donna", "Uva merla", "Uva grossa", "Canaiolo toscano", "Cannaiola" (Viterbo, Civitavecchia), "Tindilloro", "Calabrese" (Foiano della Chiana, Arezzo). Si richiama l'attenzione su questa ultima denominazione, usata in provincia di Arezzo, perché lo stesso sinonimo viene spesso usato per indicare il "Sangiovese". "Uva fosca" (Pitigliano, Grosseto), "Cacchiume nero" (non sempre però questo sinonimo corrisponde al "Canaiolo nero"). Il Gallesio lo cita come "Vitis vinifera Etrusca", "Cagnina" (in alcune località delle Marche), "Canaiuola" (nel Lucchese e in alcune zone delle provincie di Pisa e di Firenze), "Uva canina" (Camerino), "Cacciuna nera", "Caccione nero", "Canaiolo borghese", "Canaiolo pratese", "Canaiolo romano" (con queste due ultime denominazioni, però, nelle zone di Prato e Pistoia, molto spesso si indica il "Ciliegiolo"). Il vitigno di cui ci si occupa è a frutto nero. E' presente in Toscana anche un "Canaiolo bianco" che è stato oggetto di precedente descrizione (Principali vitigni da vino coltivati in Italia - vol. II).
Descrizione Ampelografica
Per la descrizione di questo vitigno è stato utilizzato un clone di "Canaiolo nero" ad acini grossi della Collezione sperimentale dell'Azienda "Monna Giovannella" della Facoltà di Agraria di Firenze, dove è stato introdotto, assieme a molti altri esemplari provenienti dalla selezione clonale effettuata in alcune migliaia di ceppi nella zona del Chianti. In precedenza e successivamente si sono confrontati i rilievi in circa 15 aziende del Chianti classico ed in altre zone della provincia di Firenze, nel quadro del sistematico lavoro di individuazione dei migliori ceppi per il prelievo delle marze per gli innesti.
Germoglio di 10-20 cm
Apice: medio, cotonoso; bianco con orlo molto carminato.
Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): lievemente piegate a gronda; in genere di color bianco-argenteo, ma talvolta bianco-giallastro con carminatura più intensa all'orlo, vellutate.
Foglioline basali (dalla 4a in poi): spiegate, verdi con sfumature ed interamente bronzate, setolose nella pagina superiore e vellutate in quella inferiore.
Asse del germoglio: curvo nei germogli più corti, ma eretto in quelli più lunghi (15-20 cm).
Germoglio alla fioritura
Apice: medio o espanso, più o meno cotonoso, ma talvolta anche lanugginoso; bianco con orlo spesso carminato.
Foglioline apicali: leggermente piegate a gronda o semi-spiegate; di color bianco-verdastro; setolose, bronzate, talvolta con sfumature violacee.
Foglioline basali: semi-spiegate o spiegate; tomentose nella pagina inferiore ed aracnoidee in quella superiore; bronzate, di color verde.
Asse del germoglio: più o meno curvo, ma talvolta anche eretto.
Tralcio erbaceo: di sezione trasversale circolare, contorno angoloso, ma talvolta anche costoluto; lanugginoso con tomento quasi interamente diffuso; di color verde, rosso da un lato.
Viticci: bifidi, di media lunghezza e spessore, intermittenti (formula 0-1-2-0-1-2-0...).
Infiorescenza: di lunghezza variante fra i 12 ed i 20 cm; mediamente spargola.
Fiore: tipo morfologico: di sessualità apparente ermafrodita; autofertile (Cosmo, 1940); bottone fiorale: cilindroide, mezzano, con stami di media lunghezza, con antere abbastanza ricche di polline.
Foglia: piccola o media, quinquelobata ma talvolta anche trilobata, spesso con lobature molto profonde, con seno peziolare chiuso a bordi sovrapposti, seni laterali superiori a bordi sovrapposti, ma spesso anche a lira; seni laterali inferiori a V stretto; lembo piano, alquanto ondulato o bolloso; lobi piani; angolo alla sommità dei lobi terminali quasi retto; pagina superiore leggermente aracnoidea, di color verde cupo, piuttosto opaca; nervature verdi spesso soffuse di rosso; pagina inferiore lanugginosa, di color verde bottiglia con nervature principali verde chiaro; nervature di 1°-2°-3° ordine sporgenti; denti laterali pronunciati, irregolari, a margini rettilinei, ma talvolta anche convessi, a base larga.
Picciolo: corto, mediano, verde soffuso di rosa violaceo, aracnoideo, di sezione trasversale con canale poco evidente.
Portamento della vegetazione: eretto.
Acino erbaceo: subrotondo, verde, pruinoso.
Grappolo a maturità industriale: di grandezza media (lunghezza 12-18 cm); di aspetto mediamente spargolo, tozzo o piramidale, alato con una o due ali; peduncolo visibile, semi-legnoso, grosso.
Acino: medio (diametro trasversale 12-24 mm), subrotondo, uguale, di forma regolare; ombelico mediamente persistente; buccia molto pruinosa, di color bleu talvolta violaceo (vinato), di spessore piuttosto consistente; polpa carnosa; succo leggermente colorato di rosa, di sapore neutro; pedicelli di media lunghezza, verdi-rossastri; cercine evidente, verde-rossastro; pennello corto.
Vinaccioli: in numero medio di 2-3 per acino; medio-grossi, piriformi con becco corto e grosso; nessun acino sprovvisto di vinaccioli.
Tralcio legnoso: tralci non molto robusti, di color nocciola, più coloriti verso i nodi; nodi ingrossati, rilevati, coloriti di color ruggine; internodi lunghi da 6 a 10 cm; gemme rilevate, sporgenti, arrotondate, non tomentose.
Tronco: generalmente poco vigoroso, ma di media o buona vigoria nelle selezioni clonali e nel clone di cui ci si occupa.
Fenologia
Condizioni di osservazione: si considerano quelle riguardanti la collezione sperimentale dell'Azienda Agraria della Facoltà Agraria e Forestale dell'Università di Firenze nella quale sono stati introdotti vari cloni studiati nelle tipiche aziende chiantigiane.
Ubicazione
Longitudine: 1°6' O (Monte Mario).
Latitudine: 43°44' N.
Altitudine: m 148 s.l.m.
Esposizione: Sud-Ovest.
Portainnesto: "Berlandieri x Riparia 420A" e sovrainnesto di "Sangiovese"
Età delle viti: da 3 a 5 anni nella collezione e da 15 a 25 anni nelle aziende allo studio per le indagini ampelografiche.
Sistema di allevamento: a media espansione.
Forma di potatura: "archetto toscano" e "Guyot".
Terreno: eocenico derivante da calcare alberese, di natura argillo-calcarea-silicea, con scheletro piuttosto abbondante e arido.
Varie: zona saltuariamente soggetta a gelate primaverili.
Fenomeni vegetativi
Germogliamento: seconda-terza decade di Aprile (intermedio fra il "Sangiovese" e il "Trebbiano").
Fioritura: prima-seconda decade di Giugno.
Invaiatura: fine terza decade di Agosto.
Maturazione dell'uva: ultima decade di Settembre, prima decade di Ottobre.
Caduta delle foglie: seconda-terza decade di Novembre.
Caratteristiche ed Attitudini colturali
Produzione: media od abbondante, costante nel clone di cui ci si occupa.
Posizione del primo germoglio fruttifero: 3°-4° nodo.
Numero medio di infiorescenze per germoglio: 1-2.
Resistenza alle malattie: resistenza normale ai comuni parassiti della vite; leggermente inferiore alla peronospora.
Comportamento rispetto alla moltiplicazione per innesto: normale.
Affinità con i portinnesti: non presenta buona affinità con tutti i portainnesti americo-americani; ha sufficiente affinità con il 41B, il 93,5, il 1202, l'Aramon x Rupestris G.1; un po' meno con il 420A, il 106,8 e gli ibridi di Riparia x Rupestris. (Dalmasso - Viticoltura moderna - Hoepli-Milano, 1962).
Utilizzazione
E' uno dei vitigni classici che si associa al "Sangiovese", alla "Malvasia" e al "Trebbiano" nella vinificazione. Il particolare sapore semplice, dolciastro-acidulo lo rende ricercato in tutte le Provincie della Toscana anche per il "governo", facendolo appassire su stuoie in stanze adatte.