da "Malvasia bianca lunga", in Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume III, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, 1964
Sinonimi (ed eventuali errati)
I sinonimi della "Malvasia" sono numerosi se consideriamo la complessa famiglia di esse, mentre invece sono relativamente pochi quelli che distinguono le differenti cultivar. La "Malvasia Toscana" o " Malvasia del Chianti" è anche distinta secondo il Di Rovasenda e secondo il Molon con i nomi di "Malvasia bianca", "Malvasia bianca di Toscana", " Malvasia lunga", " Malvasia di Brolio", "Malvasia verace", "Malvagia", "Zante bianca", "Malvasia bianca di Bari", "Malvasia trevigiana", "Malvasia di San Nicandro", "Malvasia cannilunga di Novoli", "Malvasia di Arezzo", "Malvasia di Trieste". Nell'Ampelografia Italiana del Ministero di Agricoltura fu indicata la rispondenza della "Malvasia pugliese bianca" e di quella dell'Italia settentrionale con quella toscana. Il Di Rovasenda elenca anche sinonimi più rari come "Sgranarella" (Marche) e "Silosder de Zara", denominazione sotto la quale individuò la "Malvasia bianca di Brolio". Nella zona del Chianti e un po' ovunque sulle colline della Toscana è più o meno rappresentato questo vitigno da uva bianca a sapore semplice. Lo si ritrova, oggi sporadicamente, anche sulle colline trevigiane (in particolare nelle zone di Valdobbiadene e Conegliano); sotto il nome di "Malvasia trevigiana" o di "Prosecco nostrano" (pur non avendo nulla in comune con i "Prosecchi") ove è stato introdotto verso la fine del secolo scorso.
Descrizione Ampelografica
La descrizione ampelografica è stata fatta sui ceppi di selezione clonale della collezione ampelografica sperimentale dell'Azienda "Monna Giovannella" della Facoltà Agraria dell'Università di Firenze. All'uopo si è prescelto il clone migliore proveniente da Brolio in Chianti, identico a quello di Catignano. In precedenza e successivamente si sono confrontati i rilievi in circa 22 Aziende del Chianti classico e anche di altre zone, nel quadro del sistematico lavoro di individuazione dei migliori ceppi per il prelievo delle marze per gli innesti. Inoltre, a cura del Prof. I. Cosmo, è stata controllata con quella coltivata nel Trevigiano ed a suo tempo descritta da Dalmasso e Dell'Olio (1937).
Germoglio di 10-20 cm
Apice: di forma piuttosto espansa, vellutato o cotonoso, di colore bianco, lievemente argenteo, con orlo carminato.
Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): in buona parte piegate a gronda, vellutate-aracnoidee, di color verde chiaro con sfumature bronzate.
Foglioline basali (dalla 4a in poi): spiegate, vellutate o aracnoidee inferiormente, di color verde-giallognolo chiaro.
Asse del germoglio: ricurvo.
Germoglio alla fioritura
Apice: semi-espanso o espanso, lanugginoso, biancastro con orlo carminato.
Foglioline apicali: piegate a gronda, lanugginose, di color verde-dorato piuttosto chiaro, con sfumature bronzate.
Foglioline basali: spiegate, tomentose sulla pagina inferiore, che è grigiastra con orli carminati mentre quella superiore è quasi glabra e di color verde mediamente chiaro con riflessi dorati.
Asse del germoglio: ricurvo.
Tralcio erbaceo: di sezione circolare, liscio, o lievemente angoloso, setoloso o aracnoideo, di color verde con nodi rossi da un lato.
Viticcio: con distribuzione intermittente (formula: 0-1-2-0-1-2); bifidi, medio-lunghi, di color verde con riflessi rossi.
Infiorescenza: medio-grande, di forma cilindrica allungata, alata (per lo più con due ali).
Fiore: tipo morfologico ermafrodita autofertile (Cosmo, 1940); bottone fiorale di forma globosa piriforme, mezzana, con stami di media lunghezza, antere ricche di polline e pistillo mediano.
Foglia: medio grande o grande, pentagonale, quinquelobata (talvolta eptalobata), seno peziolare a lira chiusa con bordi sovrapposti; seni laterali superiori chiusi a bordi sovrapposti; seni laterali inferiori a lira chiusa od a bordi paralleli; lobi molto marcati, piegati leggermente a gronda; angolo alla sommità dei lobi quasi retto; lembo leggermente a gronda, con superficie liscia ma bollosa e un po' ondulata; pagina superiore glabra, di color verde bottiglia, mediamente brillante, con nervature verdi; pagina inferiore fortemente aracnoidea o lanugginosa, di color grigio-verde chiaro con nervature principali un po' rosate alla base, con nervature di 1°-2°-3° ordine sporgenti; denti laterali pronunciati, convessi, a base larga.
Picciolo: medio-lungo, grosso o di media grossezza, glabro setoloso, di colore verde soffuso intensamente di rosa violaceo; di sezione trasversale con canale poco evidente.
Acino erbaceo: rotondo, verde giallastro, intensamente pruinoso.
Grappolo a maturità industriale: grande (lungo 20-25 cm e talvolta di più); di aspetto compatto, allungato-piramidale, in genere con due ali, peduncolo visibile, lungo o mediamente lungo (cm 4) semi-legnoso, di color nocciola, grosso, raspo verde-paglierino.
Acino: medio o piccolo (diametro mm 11-13), sferico, di forma regolare, uniforme, ombelico persistente; buccia pruinosa di colore verdognolo paglierino dorato, abbastanza resistente, ma meno resistente di quella del "Trebbiano"; polpa succosa, mediamente consistente; sapore neutro o particolare caratteristico, gradevole; pedicello medio-corto (mm 5-7) di colore verde paglierino nocciola; cercine evidente, un po' più grosso di quello del "Trebbiano", verrucoso, verde; pennello corto, di color verdognolo chiaro, traslucido, abbastanza resistente al distacco.
Vinaccioli: in numero medio di 2,5 per acino (cento vinaccioli pesano gr. 2,1) piriformi, con becco medio.
Tralcio legnoso: di media lunghezza, mediamente robusto; ramificato, corteccia resistente; sezione trasversale ellittica, superficie un po' striata, poco pruinosa, glabro; nodi medi con meritalli piuttosto lunghi (cm 10-12), di colore nocciola; cercine peziolare largo; diaframma piano-convesso; legno mediamente tenero al taglio.
Tronco: vigoroso.
Fenologia
Condizioni d'osservazione: si considerano quelle riguardanti la collezione sperimentale dell'Azienda Agraria della Facoltà Agraria e Forestale dell'Università di Firenze nella quale sono stati introdotti vari cloni studiati nelle tipiche aziende chiantigiane.
Ubicazione
Longitudine: 1°6' O dal meridiano di Roma (Monte Mario).
Latitudine: 43° 44' N.
Altitudine: m 148 s.l.m.
Esposizione: Sud-Ovest.
Portinnesto: "Berlandieri x Riparia 420A" e sovrainnesto di " Sangiovese".
Età delle viti: da 3 a 5 anni nella collezione e da 15 a 25 anni nelle aziende allo studio per le indagini ampelografiche.
Sistema di allevamento: a media espansione.
Forma di potatura: archetto toscano e Guyot.
Terreno: eocenico derivante dal calcare alberese, di natura argillo-calcarea-silicea, con scheletro piuttosto abbondante e arido.
Varie: zone saltuariamente soggette ai danni di gelate primaverili.
Fenomeni vegetativi
Germogliamento: in media dal 18 al 30 Aprile; piuttosto tardivo sulle colline Trevigiane.
Fioritura: in media nella terza decade di Maggio - primi di Giugno; fiorisce 4-6 giorni dopo il "Sangiovese".
Invaiatura: in media dal 20 Agosto al 6 Settembre.
Maturazione dell'uva: III epoca precoce (dalla terza decade di Settembre al 15 Ottobre).
Caduta delle foglie: media (prima quindicina di Novembre).
Caratteristiche ed Attitudini colturali
Vigoria: notevole.
Produzione: abbondante e costante.
Posizione del primo germoglio fruttifero: generalmente 3°-4° nodo.
Numero medio delle infiorescenze per germoglio: 1-2.
Fertilità delle femminelle: scarsa; buona in qualche clone.
Resistenza alle malattie: abbastanza sensibile all'oidio.
Comportamento rispetto alla moltiplicazione per innesto: ha buona affinità all'innesto.
Utilizzazione
E' uno dei vitigni classici che entra nella proporzione del 5-12% nel vino Chianti.