da "Neretta cuneese", in Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume IV, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, 1965
Sinonimi (ed eventuali errati)
La "Neretta Cuneese", pur con una tradizionale diffusione limitata quasi esclusivamente alla provincia di Cuneo e ad un ristretto territorio Torinese a nord confinante, conta una sinonimia notevolmente complicata e discutibile; ciò, causa l'esistenza di altri cinque o sei "Neretti" nell'ambito regionale, ciascuno accompagnato da parecchi sinonimi. Questo fatto è comune a diverse varietà che, analogamente alla nostra, derivano il nome da un carattere generico come il colore del frutto, per cui dispongono di diverse denominazioni legittime (ma non sempre usate appropriatamente), nonché di un numero ancor maggiore di denominazioni errate. Sull'argomento ci siamo intrattenuti trattando della "Lambrusca di Alessandria", che ricordiamo anche per le reciproche interferenze delle sinonimie con il nostro. Comunque, tale fatto ha sempre creato confusione notevole per cui, atteso che il nostro vitigno ha avuto sempre la ricordata diffusione a carattere nettamente provinciale, tenuto conto inoltre che oggi è l'unico tra i diversi omonimi vitigni a contare una produzione economicamente importante, come già in un precedente lavoro di uno di noi, abbiamo prescelto il chiarificatore termine geografico di "Neretta Cuneese", al posto di vari nomi locali. Tali denominazioni si imperniano sui seguenti sinonimi: "Neretto o Neretta"; "Neiretto o Neiretta"; "Neiretta o Neretta": di Costigliole, di Saluzzo, del Cuneese-Fossanese, del Monregalese; "Neiretto": di Carrù, di Farigliano, di Bene, del Monregalese, del Cuneese; "Neretto o Neretta piccola": di Dogliani e del Monregalese; "Neretto del Beinale"; "Neiretta dell'Albese"; "Costiola o Costigliola": Albese (Bra); "Fresa o Freisa di Nizza": Rivoli Torinese. Circa le numerose denominazioni errate, ricordiamo solo quelle riguardanti quasi esclusivamente la provincia: "Neretto o Neiretto"; "Neretta o Neiretta"; "Nerano o Neirano"; "Nerano o Neirano di Spagna"; "Nerano grosso": di Alba e delle Langhe; "Nerane, o Neirano o Neirera" = "Tadone delle Langhe"; "Nerano o Neirano nostrano" = "Tadone delle Langhe"; "Neretto" = "Nebbiolo di Dronero o Bolgnino"; "Neretto o Moretto" = "Lambrusca di Alessandria o Croetto". Aggiungiamo anche che risultano del tutto diversi dal nostro, sempre nell'ambito provinciale, i seguenti vitigni: "Neret o Neretto": di Verzuolo (o degli Alteni), tipico della pianura Saluzzese e diffuso nel Cuneese a sud e nel Torinese a nord di tale territorio. Inoltre, nell'ambito regionale, accanto alla nominata "Lambrusca di Alessandria o Neretto", costituiscono varietà distinte dalla nostra le seguenti: "Neretto di Marengo"; "Neretto": di Gattinara e dell'Alto Novarese; "Neretto": di Ivrea e del Canavese o di Bairo; "Nerano": dei dintorni di Torino, Pinerolo e Canavese, il "Neyret" della Valle di Aosta.
Descrizione Ampelografica
Per la descrizione di questo vitigno si è usufruito dei cloni di "Neretta Cuneese" esistenti nella collezione ampelografica della Scuola Enologica di Alba. I caratteri rilevati nella predetta collezione, sono stati integrati con quelli raccolti nelle zone di maggiore coltura di tale vitigno: comuni di Costigliole, Saluzzo e Verzuolo nel Saluzzese e comuni di Farigliano, Carrù e Dogliani nel Monregalese.
Germoglio di 10-20 cm
Apice: piccolo, espanso a ventaglio; colore verde molto chiaro, con riflessi gialli ed orlo ramato; tomento sub-lanugginoso.
Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): forma spiegata; colore verde chiaro, con riflessi rosso-ramati; tomento lanugginoso.
Foglioline basali (dalla 4a in poi): forma in prevalenza spiegata; colore verde chiaro con bordi carminati.
Asse del germoglio: eretto (talvolta un po' ricurvo).
Germoglio alla fioritura
Apice: piccolo, forma espansa a ventaglio; colore verde chiaro con sfumature ramate; tomento lanugginoso.
Foglioline apicali: forma spiegata; colore verde con sfumature ramate su tutta la pagina superiore; tomento lanugginoso abbondante, quasi cotonoso.
Foglioline basali: forma spiegata (talvolta un po' a doccia); colore verde con lievi sfumature ramate; tomento sub-lanugginoso.
Asse del germoglio: ricurvo.
Tralcio erbaceo: a sezione circolare, con contorno un po' costoluto; glabro; colore rosso diffuso, più marcato al sole.
Viticci: distribuzione intermittente (formula 0-1-2...); bifidi-trifidi, piuttosto lunghi e sottili; colore rosso bronzato.
Infiorescenza: grande (cm 20-22).
Fiore: forma globosa, di media grandezza, ermafrodito.
Foglia: cordiforme (un po' allungata); grandezza media o più, trilobata (raramente accenni a cinque lobi); seno peziolare a V in prevalenza (talvolta ad U); seni laterali superiori a lira chiusa; assenti i seni inferiori; pagina superiore di colore verde cupo, opaca, glabra; nervature di colore verde, con leggere sfumature rosse alla base; pagina inferiore color verde più chiaro, con tomento aracnoideo sul lembo e nervature principali setolose e sporgenti, di colore verde con sfumature rosse alla base; lembo fogliare un po' a doccia, con i bordi spioventi, a superficie liscia o leggermente ondulata; angolo alla sommità dei lobi terminali acuto; dentatura mediamente pronunciata, irregolare, acuta.
Picciolo: lungo e di grossezza mediana, glabro; colore verde con striature rosse-vinose, sezione trasversale con canale poco evidente.
Colorazione autunnale delle foglie: gialla con chiazze rosse.
Grappolo a maturità industriale: grande (cm 20-22), piuttosto compatto, allungato, forma conico-piramidale, intero, ma talvolta anche alato (due ali piuttosto corte); peduncolo visibile, semi-legnoso, di media grossezza; pedicello mediamente lungo, verde, con cercine non molto evidente, colore giallo con sfumature rosee; separazione del pedicello dall'acino facile.
Acino: grandezza media (mm 12-18), forma sferoidale, regolare; ombelico poco prominente e non persistente; sezione trasversale circolare, regolare; buccia pruinosa, colore bleu-nero uniforme, piuttosto spessa e consistente; succo incolore; polpa molle e succosa, a sapore neutro.
Vinaccioli: numero di 2-3 per acino, grandezza media, piriformi, con becco piuttosto sottile.
Tralcio legnoso: lungo (circa m 2), consistenza piuttosto debole, ma elastico; alquanto ramificato; meritalli cm 12-15; corteccia resistente, con superficie liscia, glabra, un po' pruinosa; colore castagno rossastro con striscie più scure e nodi marcati, globosi; gemme piuttosto appuntite, alquanto sporgenti; cercine peziolare largo, sporgente, rettilineo; diaframma piano-convesso; midollo meno che medio.
Tronco: abbastanza robusto.
Fenologia
Condizioni di osservazione: si considerano quelle riguardanti la collezione della Scuola Enologica di Alba, nella quale i cloni della "Neretta Cuneese" sono stati introdotti e studiati.
Ubicazione
Longitudine: 16°52'20" E (Greenwich); 4°25'12" O (Monte Mario).
Latitudine: 44°41'17" N
Altitudine: m 186,34 s.l.m.
Esposizione: mezzogiorno; orientamento filari E-O.
Portinnesto: "Berlandieri x Riparia 420A".
Età delle viti: anni 8.
Sistema di allevamento: di media altezza.
Sistema di potatura: tipo Guyot.
Terreno: ripiano collinare tendente al pesante (argilloso-calcareo).
Fenomeni vegetativi
Germogliamento: medio (14-20 Aprile).
Fioritura: media (10-14 Giugno).
Invaiatura: media avanzata (16-20 Agosto).
Maturazione dell'uva: IV epoca (6-10 Ottobre).
Caduta delle foglie: primi di Novembre.
Caratteristiche ed Attitudini colturali
Vigoria: possiede una vigoria vegetativa veramente notevole, particolarmente esaltata nei fertili e molto freschi terreni del Saluzzese; la caratteristica peculiare della "Neretta Cuneese", già posta in rilievo nella parte storica, riguarda anzitutto l'adattamento di questo vitigno alle condizioni ambientali meno felici, e questo requisito, unito al fatto di possedere notevole vigoria vegetativa ed ottima produttività, dà ragione del persistente favore che gode presso i viticoltori delle zone freddo-umide della provincia di Cuneo, ad onta delle deficienze qualitative del prodotto; l'allevamento dominante è di media altezza, con potatura del tipo Guyot, ma con il capo a frutto più lungo del normale (10-14 gemme); sempre con la prevalente altezza media dei ceppi, sono adottati pure altri sistemi di potatura: lunga o mista, ma sempre ricca.
Produttività: è una delle più soddisfacenti per quantità e costanza in tutti gli ambienti, e raggiunge poi punte notevolissime particolarmente nel Saluzzese, ove da secoli conserva l'appellativo di "vite dell'uomo povero".
Posizione del primo germoglio fruttifero: 2° nodo.
Numero medio di infiorescenze per germoglio: due.
Fertilità delle femminelle: quasi normale ed abbastanza copiosa nel Saluzzese (talvolta portano uva anche i succhioni); saltuaria e piuttosto scarsa negli altri ambienti della provincia.
Resistenza alle avversità: possiede una resistenza al freddo anche notevolmente prolungato, del tutto particolare e l'uva sopporta meglio di ogni altro vitigno i danni della grandine e del marciume; anche la resistenza alle crittogame deve considerarsi superiore al normale, dato che non sfigura nel confronto con le varietà più rustiche, ma coltivate in condizioni d'ambiente ben più favorevoli.
Comportamento rispetto l'innesto: è considerata ottima al collaudo sui vari portinnesti: Rupestris du Lot, un tempo di impiego quasi assoluto per la nostra "Neretta", come pure nei limitati vigneti rinnovati su Berlandieri x Riparia 420A, ed anche in riguardo al più recente Berlandieri x Riparia Kober 5BB, che sta sostituendo tutti gli altri.
Utilizzazione
L'uva della "Neretta Cuneese" è sempre stata totalmente utilizzata per la vinificazione. Sopratutto nelle lavorazioni di ordine familiare, le uve del nostro vitigno, povere di zuccheri, vengono mescolate con quelle miglioratrici del Dolcetto e del Barbera (nel Saluzzese anche Freisa e Nebbiolo di Dronero). Nelle lavorazioni di tipo industriale invece, l'uva del nostro vitigno risulta mescolata con quantità consistenti di "Neretto grosso" (talvolta anche con frazioni di altre varietà) nel Monregalese, e le uve, come il vino che ne deriva, si denominano solitamente "Neiretto"; con aggiunte talvolta consistenti di uve di "Neretta di pianura", nonché quantità variabili di quelle sopra menzionate nel Saluzzese e qui il vino viene chiamato prevalentemente "Neiretta" o "Neretta". In entrambi i casi, si tratta però di un prodotto notoriamente ben colorito, ma povero di alcool, leggero di corpo e nel complesso ordinario, per cui solamente una minima parte di tali vini della "Neretta Cuneese" giungono al consumo con la loro denominazione. [...]