Neretto di Bairo
di G. Dalmasso ed A. Burbatti
da "Neretto di Bairo", in Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume III, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, 1964

Sinonimi (ed eventuali errati)

Iniziando la monografia di questo vitigno, dovremmo ripetere quanto dicevamo come premessa a quella di un vitigno della limitrofa Valle d'Aosta: il "Neyret". E cioè che ogni qual volta il nome di un vitigno deriva dal colore della sua uva, è inevitabile una grande confusione fra vitigni che, pur avendo nomi quasi identici, non han però nulla in comune, tranne che forse il colore dell'uva. E, come dicevamo per il "Neyret", basterebbe sfogliare due opere fondamentali: il "Saggio" del Conte Di Rovasenda e il settimo volume della grande "Ampélographie" di Viala et Vermorel per trovare colonne e colonne di nomi che si richiamano al colore nero dell'uva. Ma volendo qui limitarci ad uno solo di tali vitigni: quello tuttora coltivato nel Canavesano (prov. di Torino) e che per maggior precisione chiameremo "Neretto di Bairo" dal Comune in cui lo si trova oggi più diffuso e dove l'abbiamo studiato [...] Aggiungiamo che gli ampelografi del secolo scorso han dato maggiore importanza nelle loro opere ai "Neretti" della prov. di Alessandria (a partire, naturalmente da Demaria e Leardi, che hanno pubblicato nel 1875 la ben nota Ampelografìa di quella provincia) e di quella di Cuneo. E così Mas et Pulliat nel loro Vignoble han dedicato una monografia e una tavola a colori al "Neretto" alessandrino; Pulliat nelle sue "Mille variétés de vignes" descrive brevemente il "Neretto di Marengo" (cioè quello Alessandrino); e anche il Molon nella sua eccellente Ampelografia descrive lo stesso "Neretto di Marengo", accennando appena a quelli della prov. di Cuneo e Torino. Pure il Marzotto nel suo volume sulle Uve da vino descrive il "Neretto di Marengo", la "Neiretta di Pinerolo", il "Neretto di Cumiana", il "Neretto di Saluzzo", senza far cenno del nostro. Anche per questo ci sembra opportuno descrivere qui quello canavesano, che chiameremo "Neretto di Bairo".

Descrizione Ampelografica

Per la descrizione di questo vitigno è stato utilizzato un clone situato in comune di Bairo, regione Custerna.

Germoglio di 10-20 cm

Figura 1: Apice di Neretto Di Bairo.

Apice: a ventaglio, di color biancastro, vellutato.

Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): spiegate, con pagina superiore pubescente, inferiore tomentosa, di color verde chiaro.

Foglioline basali (dalla 4a in poi): spiegate, con la pagina superiore glabra; inferiore fortemente tomentosa, di color verde.

Asse del germoglio: ricurvo.

Germoglio alla fioritura

Apice: espanso, biancastro, vellutato.

Foglioline apicali: spiegate, vellutate, verde chiaro.

Foglioline basali: spiegate, con pagina superiore glabra, inferiore vellutata.

Asse del germoglio: ricurvo.

Tralcio erbaceo: a sezione angolare, con tomento aracnoideo diffuso, di color verde, ma rosso da un lato.

Viticci: discontinui, formula 0-1-2-0-1-2.

Infiorescenza: di media grandezza.

Fiore: con bottone fiorale globoso, di grandezza media; fiori morfologicamente ermafroditi, ma con stami corti, divaricati; di fertilità incerta (in una prova d'autofecondazione sarebbero però risultati autofertili).

Figura 2: Foglia di Neretto Di Bairo.

Foglia: di grandezza media, pentagonale, quinquelobata, con lobi accentuati; seno peziolare a U per lo più largamente aperto; seni laterali superiori a U aperti, profondi; inferiori pure a U aperti e pure abbastanza profondi; pagina superiore glabra; inferiore setolosa; lembo e lobi piani, sottili; superficie del lembo liscia, opaca; nervature principali verdi sulle due pagine; denti di grandezza media e piccoli, irregolari, convessi, a base larga; colore verde chiaro.

Picciolo: corto, sottile, glabro, parzialmente rosso con canale poco visibile.

Colorazione autunnale delle foglie: rossastra.

Figura 3: Grappolo di Neretto Di Bairo.

Grappolo a maturità industriale: di grandezza media, di forma conico piramidale, alato (con due ali corte), mediamente compatto, peduncolo visibile quasi erbaceo; pedicelli corti verdi; pennello medio, rosso; separazione degli acini dal pedicello facile.

Acino: di media grandezza (circa 15 mm di diametro), di forma tra subrotonda e subovale; ombelico non persistente, buccia ben pruinosa, di colore blu carico; di regolare distribuzione; di media consistenza; polpa succosa, con succo incolore, di sapore semplice.

Vinaccioli: per lo più due per acino; molti acini però sono apireni (per imperfetta fecondazione?); piriformi, di media grandezza, con becco sottile.

Tralcio legnoso: di media lunghezza, piuttosto elastico, con corteccia resistente, striata, non pruinosa, di color castano, leggermente tomentosa (aracnoidea); sezione circolare; lunghezza dei meritalli media (circa 13 cm); diaframma piano; nodi appiattiti, gemme tondeggianti.

Tronco: robusto.

Fenologia

Condizioni d'osservazione: Comune di Bairo, regione Custerna, zona collinare.

Ubicazione

Longitudine: 7°8' O (Monte Mario).

Latitudine: 45°4' N.

Altitudine: m. 360 s.l.m.

Orientamento: a Sud; giacitura: pianeggiante.

Portinnesto: franco di piede.

Età: circa 80 anni.

Sistema d'allevamento: quello tradizionale, a pergolette, detto "Obi": gruppi di 10 viti a 4 metri l'uno dall'altro.

Forma di potatura: lunga (ma poco) e ricca; cordoni di legno vecchio con da 3 a 4 tralci per vite, di 5-6 gemme (raramente 7-8) l'uno.

Terreno: di medio impasto (tendente all'argilloso).

Fenomeni vegetativi

Germogliamento: circa 25 Aprile.

Fioritura: circa 15-20 Giugno.

Invaiatura: circa 10-15 Agosto.

Maturazione dell'uva: fine Settembre - primi di Ottobre.

Caduta delle foglie: circa 15-20 Novembre.

Caratteristiche ed Attitudini colturali

Vigoria: media, che però dimostra di adattarsi a sistemi espansi come quello tradizionale del luogo (gli "obi" cui già si è accennato).

Produzione: abbastanza abbondante e regolare; però facile alla colatura nelle annate in cui la stagione è avversa.

Posizione del primo germoglio fruttifero: per lo più il 2° o 3° nodo.

Numero medio delle infiorescenze per germoglio: 1, più raramente 2.

Resistenza alle avversità: normale ai freddi e alle brinate; abbastanza alle malattie crittogamiche; meno alle tignole.

Moltiplicazione per innesto: viene ancora sovente moltiplicato franco di piede, perché si afferma che si adatta poco bene all'innesto (sembra, col 420A): ma la cosa è ancora da dimostrare (Dott. A. Burbatti).

Utilizzazione

L'uva è destinata alla vinificazione. Normalmente viene però mescolata con l'uva di altri vitigni (uvaggi), pur prevalendo quella del Neretto. Il vino che se ne ottiene è soltanto un vino da pasto comune, molto ricco di colore, piuttosto aspro, ricco di corpo, ma modestamente alcoolico da 9.5 a 10° di alcool, talvolta, ma raramente di più (quando provenga da uve di terreni in pendio). Tuttavia trova facile smercio sui mercati locali.