Mantonico Bianco
in Estratto dalla domanda di iscrizione della varietà al Registro Nazionale presso il MIPAAF

Sinonimi (ed eventuali errati)

Un?accurata indagine sull?esistenza di eventuali sinonimi storici o locali del Mantonico calabrese (Schneider et al., 2009), sempre riferendosi alla cultivar ad uva bianca, ha indicato che esso è sempre stato designato Mantonico, aggiungendo però spesso il suffisso ?vero? (Mantonacu viru nella forma vernacolare), come a dire che si trattava del Mantonico veramente locale (da non confondersi, forse, con il Montonico). In altri casi si tende a designare il vitigno facendo riferimento all?area di coltura tipica: Mantonico di Bianco. Una forma della stessa cultivar, identica da un punto di vista genetico e morfologico ma con qualche differenza a livello di comportamento vegeto-produttivo, è definita localmente Mantonico pizzutella (Pellerone et al., 2001; Zappia et al., 2007). Vitigni calabresi distinti dal Mantonico bianco sono risultati il Mantonico pinto e il Mantonicone, cultivar citate storicamente, oltre al Mantonico russeda e al Mantonico di Verga presenti nella Locride. Va ricordato infine che in Calabria la designazione Mantonico è utilizzata anche per uve diverse a bacca nera, nessuna delle quali corrisponde alla variante ad uve colorate del Mantonico qui trattato, bensì a vitigni geneticamente distinti.

Descrizione Ampelografica

La storia dei vitigni denominati Mantonico è certamente molto lunga anche se non altrettanto chiara. Per quanto fino ad ora appurato, citazioni di vitigni con questo nome risalgono al XIII secolo e sono piuttosto frequenti in area siciliana. La presenza di vitigni bianchi denominati Mantonico, quindi, sembra importante per la Sicilia medievale e un Mantonico bianco è ancora brevemente descritto sia dal Cupani nell??Hortus catholicus? (1696) riguardante l?area palermitana, che dall?abate Geremia nel suo ?Vertunno? etneo (1836). Benché non si possa stabilirne l?identità, entrambe le descrizioni sembrano aderire piuttosto bene alla morfologia (foglie vellutate inferiormente, acino allungato di colore verdognolo, di sapore dolce-acido) del Mantonico bianco attualmente coltivato in Calabria. Notizie più recenti e più sicuramente riferibili al vitigno attuale le desumiamo dal Pugliese (1849) che inserisce un?uva Mantonico tra quelle ?bianche da mosto? nell?area di Cirò, con la laconica indicazione ?quasi come lo Scilibritto?. Le brevi ma significative informazioni del conte di Rovasenda sul Mantonico bianco (1875) ci riportano alla Sicilia, dove Giuseppe Acerbi e il barone Mendola lo segnalano, quest?ultimo definendolo in via di abbandono per la tardiva maturazione. Ritornando alla Calabria, dal primo rapporto della Commissione Ampelografica della Provincia di Cosenza (1881) troviamo un Mantonico bianco coltivato a Cellara, la cui descrizione però pare poco corrispondente al nostro vitigno. Nella trattazione di Dalmasso su ?Viti e vini di Calabria? (1954) si fa cenno ad un vino Montonico, ottenuto dalle uve dell?omonimo vitigno nell?area di Bianco in provincia di Reggio, di colore ambrato, assai simile per caratteristiche al già celebre liquoroso Greco prodotto nella stessa zona. Poiché, data la localizzazione e la tipologia del vino, non vi sono dubbi che il vitigno cui accenna Dalmasso sia il Mantonico di cui trattiamo, il binomio Montonico-Mantonico appare significativo alla luce della confusione tra i due vitigni che porterà nel 1981 alla autorizzazione per le province di Reggio e Cosenza (e in seguito per l?intera regione Calabria) del vitigno Montonico bianco. Già Cappelleri e collaboratori, indagando le potenzialità enologiche del Greco di Gerace e del Mantonico quali ?autoctoni? calabresi, facevano giustamente notare nel 1987 che ?il Mantonico (bianco) non ha alcun riferimento con il Montonico bianco descritto da Bruni?. Malgrado il Mantonico bianco calabrese sia stato oggetto negli anni successivi di altri studi sia ampelografici che enologici (Di Stefano et al., 1986; Gioffré e Zappia, 1989; Antonacci e Placco, 1993), solo recentemente Si è definito un profilo morfologico del vitigno e compositivo delle sue uve (Schneider et al., 2008; Lanati e Marchi, 2008) e si sono rilevati parametri atti a definirne le caratteristiche agronomiche ed enologiche. Il Mantonico bianco, pur fornendo uve a maturazione tardiva quanto il Montonico del centro Italia, di pronunciata acidità e adatte a conservazione e appassimento, si distingue nettamente per il vigore della pianta e l?entità di produzione di gran lunga inferiori, per la morfologia della foglia (con seni poco pronunciati, lembo con depressioni e inferiormente lanuginosa nel primo, con seni pronunciati, lembo appena bolloso e inferiormente aracnoidea nel secondo) ma soprattutto nel grappolo, più breve e meno compatto con acini ellissoidali nel Mantonico, grande, allungato, assai compatto con acini sferoidali nel Montonico. Quest?ultimo vitigno, che si ritrova oggi in piccole proporzioni in Abruzzo (Moretti et al., 2001), era un tempo presente in alberate su di un esteso areale della zona centro-adriatica italiana, dalle Marche all?Abruzzo fino in Umbria e Campania, anche con i nomi di Ciapparone, Roccipolluta, Caprone, Uva fermana (Bruni, 1962). Lo si ritrova anche in Calabria: nella zona del Pollino prende il nome di Greco bianco (ben distinto però dal Greco bianco o Guardavalle di Cirò e dal Greco bianco di Rogliano Calabro o Pecorello), e nella Locride lo si è rinvenuto con il nome di Mantonico bianco italico, vitigno recentemente identificato e descritto (Schneider et al., 2008). Come si vede, dunque, chiamare il Montonico abruzzese con il nome di Mantonico, confondendolo con il Mantonico bianco della Locride, è stato all?origine di una confusione che ha portato ad ammettere per il Montonico abruzzese il sinonimo di Mantonico nella designazione dei vini e a trascurare il riconoscimento ufficiale del Mantonico calabrese.

Germoglio

Figura 1: Apice di Mantonico Bianco.

Apice: bianco verdastro, lanuginoso.

Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): piegate a coppa, di colore bianco verdastro, sfumate di giallo dorato, inferiormente cotonose.

Foglioline basali (dalla 4a in poi): spiegate, di colore verde chiaro giallastro, debolmente sfumate di rame, con pagina inferiore molto lanuginosa.

Tralcio erbaceo: di colore verde o un po? striato di rosso sul lato dorsale, interamente verde su quello ventrale, internodi di media lunghezza; estremità appena ricurva.

Viticci: di media lunghezza, sottili.

Figura 2: Foglia di Mantonico Bianco.

Foglia adulta: media o medio-piccola, pentagonale, con margine dei lobi laterali inferiori che disegna un unico ampio arco, pentalobata ma con seni sia inferiori che superiori poco profondi; seno peziolare a V, chiuso con bordi molto sovrapposti o tipicamente ripiegati all?indietro; seni laterali superiori poco profondi, aperti, con fondo ad U. Lembo di colore verde scuro, con depressioni (talora forti) presso il punto peziolare, bollosità di medie dimensioni piuttosto debole; profilo piano con margini involuti, nervature verdi. Denti medio-corti, a margini rettilineo-convessi. Pagina inferiore con lembo lanuginoso e nervature prive di setole.

Picciolo: appena rosato, da medio-corto a medio.

Portamento della vegetazione: orizzontale; richiede dunque un buon palizzamento dei tralci e un?adeguata potatura verde, anche perché tende a produrre numerosi germogli doppi.

Figura 3: Grappolo di Mantonico Bianco.

Grappolo a maturità: di dimensioni medio-grandi, di lunghezza media, di forma conica con estremità arrotondata; spesso presenta numerose brevi ali che, vista la loro marcata compattezza e il peduncolo corto, tendono a divenire perpendicolari rispetto all?asse principale; il grappolo è compatto, con peduncolo corto.

Acino: di medie dimensioni, ellittico lungo con ombelico piccolo, appena in rilievo. Buccia di medio spessore, ben pruinosa, di colore giallo-verde. Polpa di media consistenza.

Fenologia

Condizioni di osservazione: Il comportamento agronomico e produttivo del Mantonico bianco è stato seguito nel corso di tre annate consecutive (2008, 2009 e 2010) in due vigneti dalle diverse caratteristiche (?Trapeza? e ?Cardace?) siti nell?agro di Rocca di Neto (KR), località Rosaneti presso l?azienda Librandi. Il sito ?Cardace? risulta essere, sia per le caratteristiche di esposizione che per la localizzazione collinare, più precoce rispetto a Trapeza, ma in talune annate risente della siccità estiva. Nei due siti sperimentali il Mantonico bianco è stato confrontato con il Sauvignon clone R3; nel vigneto di Trapeza, inoltre, si è utilizzato come riferimento anche il Greco bianco (o Guardavalle), vitigno tipico della costa ionica calabrese.

Ubicazione

Il vigneto ?Trapeza? è situato in fondovalle, ha giacitura poco declive (quasi piana), con leggera esposizione nord-sud. Il suolo è alluvionale, di 80 cm di profondità, a tessitura franco argillo-sabbiosa, e un contenuto in sodio alto sia in valore assoluto che in rapporto alla C.S.C.; la conducibilità è leggermente alta per lo strato da 40 a 80 cm; il pH risulta alcalino (tabella 2). La densità di impianto è di 5000 ceppi/ettaro. Le viti, impiantate nel 2000, sono state innestate in campo su portainnesto 1103 Paulsen e sono allevate a controspalliera con potatura a doppio cordone speronato, con 16 gemme/ceppo e 80.000 gemme/ha. Il vigneto ?Cardace? è situato su terreni declivi, con pendenza del 35-40% ed esposizione est. E? impiantato a rittochino e caratterizzato da suolo a tessitura franco-argillosa, con la presenza di vene di arenaria bruna compatta e con elevate quantità di Ca e Mg sia in valore assoluto che in rapporto alla C.S.C.; il pH è alcalino (tabella 3). La densità di impianto è di 5000 ceppi/ettaro. Le viti, impiantate nel 2002, innestate su 1103 Paulsen, sono allevate a controspalliera e potate a cordone unilaterale speronato con un numero di gemme/ceppo da 6 a 10 (30-50.000 gemme/ha).

Clima: Il clima dell?area, benché di tipo mediterraneo, è quello tipico della zona caldo?arida, ove si registrano alte temperature nel periodo primaverile-estivo, accompagnate da scarsità di piogge; queste ultime sono concentrate e relativamente abbondanti nel periodo autunno-invernale (da 600 a 800 mm annui di precipitazioni a seconda della serie storica considerata).

Fenomeni vegetativi

Germogliamento: tardiva.

Fioritura: media.

Invaiatura: tardiva.

Maturazione dell'uva: tardiva.

Caratteristiche ed Attitudini colturali

Vigoria: media-elevata.

Fertilità: di media entità (inferiore a quella del Sauvignon e del Greco bianco).

Produttività: medio-elevata, superiore rispetto al Sauvignon e inferiore rispetto al Greco bianco (o Guardavalle).

Resistenza ai fattori abiotici: vitigno piuttosto rustico, che ha elevata resistenza ai freddi invernali e alla siccità estiva. Predilige terreni asciutti, collinari e di buona esposizione. E? particolarmente sensibile alle scottature da zolfo.

Resistenza ai fattori biotici: presenta una costante predisposizione all?attacco di tripidi sulle foglie già a partire dal germogliamento.

Resistenza alle malattie: sensibilità media alla peronospora e all'oidio. Nelle annate piovose il grappolo è facilmente soggetto a marciumi, soprattutto nei vigneti di pianura particolarmente freschi.

Utilizzazione

Per la vinificazione.