Doux d'Henry
di G. Dalmasso, G. Dell'Olio ed E. Delleani
da "Doux d'Henry", in Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume II, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, 1962

Sinonimi (ed eventuali errati)

Pressoché nulla possiamo dire al riguardo, data anche la quasi nulla letteratura su questo vitigno. Infatti, tolto un laconicissimo cenno del di Rovasenda nel suo prezioso "Saggio" - dove si legge: "Doux d'Henry nera" Pinerolo; Incisa lo crede vitigno francese; lo crederei indigeno del Pinerolese" - non potremmo citare altri autori che ne abbiano parlato, sotto questo o sotto altri nomi. Localmente, taluni credono che si chiamasse anche "Doun d'Henry", cioè "dono d'Enrico"; ma non possiamo dire con quanto fondamento. Nel "Bollettino Ampelografico", in una relazione di Luigi Provana di Collegno su d'un'Esposizione ampelografica tenutasi in Pinerolo nel settembre 1881, si ricorda anche il "Doux d'Henry", proveniente da vari comuni fra Pinerolo, Bibiana, Perosa Argentina, Torre Pellice, Bricherasio, ecc., nonché Cumiana, donde sarebbe venuto sotto il nome di "Gros d'Henry"; però il Provana consiglia di abbandonare questa variante, non avendo ragion d'essere (non di rado si sono voluti distinguere 2 tipi di "Doux d'Henry": il "grosso" e il "piccolo", in base ala differente grossezza del grappolo e specialmente degli acini; ma, come in tant'altri casi, trattasi di differenze dovute soprattutto all'ambiente: il "piccolo" lo si riscontra nelle località più elevate, quindi meno favorevoli, specialmente a Luserna S. Giovanni).

Descrizione Ampelografica

Per la descrizione di questo vitigno è stato utilizzato un clone di "Doux d'Henry" situato nel comune di S. Secondo di Pinerolo, confrontandolo con altri (fra cui quello della collezione del podere Richelmy sulla collina di Superga).

Germoglio di 10-20 cm

Figura 1: Apice di Doux D'henry.

Apice: mediamente espanso (quasi a ventaglio), di colore verde e giallognolo con bordi leggermente rossicci, con tomento biancastro.

Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): a coppa e parzialmente spiegate, fortemente tomentose sulle due pagine, biancastre inferiormente, con orli carminati.

Foglioline basali (dalla 4a in poi): spiegate, con pagina superiore leggermente aracnoidea, inferiore cotonosa; di color verde scuro con sfumature rossastre.

Asse del germoglio: eretto o leggermente ricurvo.

Germoglio alla fioritura

Apice: medio (quasi globoso), con leggero tomento aracnoideo, di color verde con sfumature rossastre.

Foglioline apicali: verde-giallastre, glabre superiormente, aracnoidee inferiormente.

Foglioline basali: verdi, glabre sulla pagina superiore, aracnoidee su quella inferiore.

Asse del germoglio: eretto.

Tralcio erbaceo: di color verde-giallastro, liscio, glabro, a sezione circolare.

Viticci: lunghi, per lo più bifidi, intermittenti (formula: 0-1-2-0-1-2-3-0...).

Infiorescenza: cilindro-conica o piramidale.

Fiore: bottone fiorale piriforme, di grandezza media; di tipo ermafrodita, ma autosterile (con polline senza pori germinativi, non germinato).

Figura 2: Foglia di Doux D'henry.

Foglia: di grandezza media, più lunga che larga, tri-quinquelobata, ma con lobi inferiori appena accennati; seno peziolare aperto, a lira; seni laterali superiori sovente abbastanza profondi, a V aperto; seni inferiori poco profondi o quasi mancanti, pure aperti; angolo alla sommità dei lobi acuto; lembo piano; superficie rugosa. Pagina superiore verde scuro, opaca, glabra; pagina inferiore verde chiaro, tomentosa (con tomento vellutato); il colore sovente si tinge in rosso verso l'autunno; nervature verdi; dentatura poco pronunciata, con denti poco acuti, piuttosto larghi.

Picciolo: medio o piuttosto corto (4/5 della nervatura mediana); di media grossezza, glabro, di colore un po' rossiccio; canale poco evidente.

Colorazione autunnale delle foglie: rossiccia.

Figura 3: Grappolo di Doux D'henry.

Grappolo a maturità industriale: più che medio, semispargolo (talora molto spargolo per accentuata colatura), per lo più piramidale, alato, talvolta piuttosto conico, poco allungato (talora anzi un po' tozzo); raspo verde, erbaceo, pedicelli medi, rossicci; cercine poco evidente, talora rossiccio; pennello medio, verde.

Acino: più che medio (quasi grosso), subrotondo, a sezione regolare, circolare; di color nero-violaceo; buccia poco pruinosa, sottile, ma resistente; ombelico non persistente; polpa sciolta, sugosa, con succo incolore; sapore semplice, dolce, ma fresco (leggermente acidulo).

Vinaccioli: da uno a due per acino, di forma mediamente allungata ma con becco piuttosto ottuso.

Tralcio legnoso: piuttosto lungo, robusto, poco ramificato; con internodi di lunghezza media, con superficie liscia, non pruinosa, di color nocciola chiaro, con riflessi quasi rosei; leggermente striati, con punteggiature brune, con corteccia bene aderente. Sezione trasversale circolare; nodi sporgenti; diaframma di medio spessore, midollo piuttosto abbondante; gemme piuttosto arrotondate.

Tronco: vigoroso.

Fenologia

Condizioni di osservazione:

Ubicazione

Longitudine: 5°9' O (Monte Mario);

Latitudine: 44°51' N;

Altitudine: m 400 s.l.m.;

Esposizione: sud-est, con inclinazione di circa il 3 %;

Portinnesto: nessuno, franche di piede;

Età delle viti: oltre 60 anni;

Sistema di allevamento: il tipico sistema antico locale "a buc", con gruppi di 4 viti alte;

Forma di potatura: lunga, con speroni.

Fenomeni vegetativi

Germogliamento: 20-25 Aprile (piuttosto tardivo).

Fioritura: piuttosto tardiva (dal 15 al 25 Giugno a seconda delle località).

Invaiatura: media-tardiva (del 17 al 22 Agosto).

Maturazione dell'uva: fra la III e la IV epoca (per lo più dal 5 al 15 Ottobre).

Caduta delle foglie: piuttosto tardiva (dal 15 al 25 novembre).

Caratteristiche ed Attitudini colturali

Vigoria: notevole.

Produzione: incostante, soprattutto perché soggetto alla colatura e all'acinellatura, specialmente sulle viti giovani, e quando non è coltivato promiscuamente ad altri vitigni.

Posizione del primo germoglio fruttifero: 3° nodo.

Numero di infiorescenze per germoglio: da 2 a 3 (anche una nelle condizioni meno favorevoli).

Resistenza alle avversità: resiste relativamente alle brinate tardive, perché il germogliamento è alquanto tardivo; più soggetto all'oidio che alla peronospora; poco soggetto al marciume dell'uva, un po' più alle tignole.

Comportamento rispetto alla moltiplicazione per innesto: si comporta bene col "420 A", con la "Kober 5 BB" ed il "3309".

Utilizzazione

Per quanto abbia più le caratteristiche d'un'uva da vino che da tavola, nella sua zona tipica di coltura (Pinerolese) viene usata assai più per il consumo diretto che per la vinificazione (ne viene vinificato circa il 20%: in gran parte lo scarto che non può essere venduto per la mensa). Per i suoi grappoli in generale piuttosto spargoli e la resistenza della buccia viene conservata abbastanza facilmente in fruttaio durante l'inverno. Raramente viene vinificato da solo, perché in generale dà un vino troppo debole, di poco colore, benché di buon profumo e di sapore morbido.