Gralima N.
in Estratto dalla domanda di iscrizione della varietà al Registro Nazionale, presso il MIPAAF, 2018

Sinonimi

Le indagini svolte hanno già portato alla iscrizione della Gralima al Repertorio regionale del germoplasma toscano (L.R. 50/97 - http://germoplasma.arsia.toscana.it), come Lacrima del Valdarno. Il vitigno, infatti, è noto sul territorio di origine con tale appellativo, ma in considerazione della presenza nella stessa zona di un vino DOC con il nome simile (DOC Valdarno di Sopra), si propone per l iscrizione al Registro nazionale come Gralima. Il termine Lacrima del Valdarno può, comunque, essere mantenuto come sinonimo.

Descrizione

Il vitigno è stato recuperato da piante centenarie nella zona del Valdarno Superiore (territorio di confine tra la provincia di Firenze e quella di Arezzo). In particolare la varietà oggetto del presente dossier è stata reperita nel comune di Montevarchi (AR). Il vitigno individuato ed analizzato, confrontato con le descrizioni di vari Autori, in considerazione anche della età dei ceppi rinvenuti (piante più che centenarie), è molto probabilmente ascrivibile alla Lacrima forte ed alla non meglio precisata Lacrima citata dal De Astis. La denominazione Lacrima è stata spesso utilizzata per indicare vitigni tra loro anche molto differenti, coltivati prevalentemente nel centro-sud dell Italia. Questo emerge da vari Autori come Di Rovasenda, Viala, Molon, Marzotto, i quali concordemente hanno riscontrato un uso improprio o errato nella attribuzione della denominazione Lacrima a vitigni che non ne avevano le caratteristiche, con una diffusione tale da rendere assai difficoltoso il riordino delle denominazioni. A questo proposito Molon (1906) e Marzotto (1926), dopo avere escluso numerosi vitigni impropriamente denominati, individuano e descrivono le caratteristiche dei vitigni propriamente definiti Lacrima. Molon ne descrive dodici, Marzotto sei. Entrambi prendono in considerazione tra i caratteri distintivi la forma della bacca: rotonda, subrotonda, ellissoidale. Si apprende, così, che la Lacrima forte, allora diffusa nelle Marche e in Toscana, è ad acino tondo e ha grappolo piramidale corto, mentre il tipo dolce (o gentile) è ad acino subovale ed ha grappolo cilindrico allungato. Riguardo alla diffusione della Lacrima in Toscana, anche Gallesio (1817) ne individuava due tipi: il -dolce- e il -forte-, simili nelle forme dell uva ma differenti per le caratteristiche del mosto (la Forte si scioglie in un mosto aspro ed acerbo e prolunga il movimento della fermentazione al di là dell anno, ma che si sostiene senza guastarsi) e complementari nella produzione del vino (correggere la debolezza dell una colla forza dell altra e viceversa l acerbità di questa colla dolcezza di quella). Entrambe le "qualità" erano diffuse agli inizi del 1800 nella maggior parte della Toscana, sicuramente in tutta la Valle dell Arno, nel Chianti, nella Val di Pesa e nella Val di Elsa. Della coltivazione della Lacrima in Toscana si hanno in seguito notizie anche dal Bullettino Ampelografico XIV del 1881 che include la Lacrima nell elenco dei vitigni allora coltivati in vari comuni della provincia di Firenze. Anche il Vigiani (1919) cita una Lacrima forte, coltivata in provincia di Firenze, distinguendola da una più generica Lacrima, diffusa nelle province di Lucca ed Arezzo. De Astis (1933) si sofferma sulla Lacrima coltivata nel Valdarno, specie nei comuni di San Giovanni e Montevarchi, ivi introdotta a partire dal 1854 perché resistentissima all oidio ed alle altre malattie crittogamiche, come varietà tardiva che stenta a maturare mantenendosi spesso ancora acerba sino a Santa Teresa, cioè al 15 ottobre. Grazie alle particolari caratteristiche di resistenza alle crittogame, il tipo forte ha avuto in passato indiscussa importanza nelle aree di fondovalle, specie in Valdarno; la elevata acidità del mosto ne ha permesso un diffuso utilizzo per la vinificazione in uvaggio e la correzione dei mosti. Questa pratica è menzionata da vari autori tra cui Domenico Falchini (Trattato di agricoltura - Sec. XVIII), il quale suggerisce, al fine di rendere il vino più durevole nel tempo, di addizionare il mosto col 10% di Lacrima - per meglio operare dirò che ad una botte di tenuta di barili venti se ne facci mettere due barili di Lacrima - perché - essa ne fa assai e fa buon vino, lo colorisce e gli dà gagliardezza e dura assai, potendo accertare esser durabile da un anno all altro -. Per lo stesso autore la Lacrima è un vitigno adatto ad una collocazione su filari lungo le strade, perché - non solo i cani né gli altri animali non la mangiono, e gli omini poca, et è di buon utile al vino -. Si precisa, infine, che può essere definitivamente esclusa la corrispondenza tra la Lacrima forte e la Lacrima nera di Morro d Alba, descritta da Breviglieri e Casini (1964) ed iscritta al Catalogo Nazionale delle varietà di vite dal 1971. Le sostanziali differenze di tipo morfologico (colore del germoglio, tomentosità della foglia adulta, posizione dei germogli fruttiferi sul tralcio) e fenologico infatti confermano l ipotesi che si tratta di due varietà differenti. L autonomia genetica della Lacrima forte (secondo il profilo SSR - Single Sequence Repeat) è stata inoltre attestata da recenti test molecolari. Nei tempi recenti, la Lacrima forte aveva perso di interesse nel passaggio alla viticoltura specializzata e con l affermarsi di nuovi indirizzi enologici. è attualmente diffusa pochissimo in Toscana, ma in considerazione delle caratteristiche di tardività fenologica, della ricchezza fenolica dell uva e della ridotta sensibilità alle principali fitopatie fungine (in particolare oidio e botrite), se ne prevede un rinnovato impiego alla luce dei cambiamenti climatici in atto e soprattutto nell ambito di coltivazioni a basso apporto di fitofarmaci.

Giovane germoglio

Figura 1: Apice di Gralima N..

Completamente aperto con pigmentazione antocianica media e densità di peli all estremità, media.

002 - Distribuzione pigmentazione antocianica dei peli striscianti dell apice - 1) Assente

003 - Intensità pigmentazione antocianica dei peli striscianti dell apice - 5) Media

004 - Densità peli striscianti dell apice - 5) Media

006 - Portamento - 3) Semi-eretto

007 - Colore lato dorsale internodi - 2) Verde e rosso

008 - Colore lato ventrale internodi - 2) Verde e rosso

009 - Colore lato dorsale nodi - 2) Verde e rosso

010 - Colore lato ventrale nodi - 2) Verde e rosso

011 - Densità peli eretti sui nodi - 1) Nulla o molto bassa

012 - Densità peli eretti sugli internodi - 1) Nulla o molto bassa

013 - Densità peli striscianti sui nodi - 5) Media

014 - Densità peli striscianti sugli internodi - 5) Media

015-2 - Intensità pigmentazione antocianica delle perule delle gemme - 5) Media

016 - Numero viticci consecutivi - 1) 2 o meno

017 - Lunghezza dei viticci - 7) Lunghi

Germoglio alla fioritura

Portamento semieretto, densità di peli media.

Viticci

Bifidi, piuttosto lunghi.

Foglia giovane

051 - Colore della pagina superiore del lembo (4a foglia) - 1/2) Verde/Giallo

053 - Densità peli striscianti tra le nervature principali della pagina inferiore del lembo (4a foglia) - 5) Media

054 - Densità peli eretti tra le nervature principali sulla pagina inferiore del lembo (4a foglia) - 5) Media

055 - Densità peli striscianti sulle nervature principali della pagina inferiore del lembo (4a foglia) - 5) Media

056 - Densità peli eretti sulle nervature principali della pagina inferiore del lembo (4a foglia) - 5) Media

Figura 2: Foglia di Gralima N..

Foglia adulta

065 - Dimensione del lembo - 5) Medio

067 - Forma del lembo - 3) Pentagonale

068 - Numero dei lobi - 3) Cinque

069 - Colore pagina superiore lembo - 7) Verde scuro

070 - Distribuzione pigmentazione antocianica nervature principali della pagina superiore del lembo - 3) Fino alla 1a biforcazione

071 - Distribuzione pigmentazione antocianica nervature principali della pagina inferiore del lembo - 3) Fino alla 1a biforcazione

072 - Depressioni del lembo -5) Medie

073 - Ondulazione del lembo tra le nervature principali o secondarie - 1) Assente

074 - Profilo del lembo in sezione trasversale - 2) A V

075 - Bollosità della pagina superiore del lembo - 5) Media

076 - Forma dei denti - 2) Entrambi i lati rettilinei

077 - Dimensioni dei denti in rapporto alla dimensione del lembo - 5) Medi

078 - Lunghezza dei denti in rapporto alla loro larghezza - 5) Medi

079 - Grado di apertura/sovrapposizione dei bordi del seno peziolare - 7) Sovrapposto

080 - Forma della base del seno peziolare - 1) A U

081-1 - Denti del seno peziolare - 1) Assenti

081-2 - Base del seno peziolare delimitato dalla nervatura - 2) Su di un lato

082 - Grado di apertura/sovrapposizione dei seni laterali superiori - 3/4) Leggermente sovrapposti/Molto sovrapposti

083-1 - Forma della base dei seni laterali superiori - 1) A U

083-2 - Denti nei seni laterali superiori - 1) Assenti

084 - Densità dei peli striscianti tra le nervature principali sulla pagina inferiore del lembo - 3) Bassa

087 - Densità dei peli eretti sulle nervature principali della pagina inferiore del lembo - 3) Bassa

088 - Peli striscianti sulle nervature principali della pagina superiore del lembo - 1) Assenti

089 - Peli eretti sulle nervature principali della pagina superiore del lembo - 1) Assenti

090 - Densità peli striscianti sul picciolo - 1) Nulla o molto bassa

091 - Densità dei peli eretti sul picciolo - 1) Nulla o molto bassa

093 - Lunghezza del picciolo in rapporto alla lunghezza della nervatura mediana - 3) Leggermente più corto

094 - Profondità dei seni laterali superiori - 5) Medio

Tralcio legnoso

Di media vigoria.

101 - Sezione trasversale - 2) Ellittica

103 - Colore prevalente - 2) Brunastro

Fiore

La fertilità è bassa, soprattutto sulle gemme basali.

151 - Organi sessuali - 3) Stami completamente sviluppati e gineceo completamente sviluppato

152 - Livello di inserzione della 1a infiorescenza - 2) 3° e 4° nodo

153 - Numero di infiorescenze per germoglio - 2) Da 1,1 a 2 infiorescenze

Figura 3: Grappolo di Gralima N..

Grappolo

Il peso medio è di circa 250 g, le dimensioni sono medio-piccole (circa 10 cm di lunghezza e 6-8 di larghezza). Talvolta può presentare maturazione non omogenea. Il peduncolo è corto e lignificato fino a circa la metà.

202 - Lunghezza (escluso il peduncolo) - 3) Corto

203 - Larghezza - 3) Stretto

204 - Compattezza - 7) Compatto

206 - Lunghezza del peduncolo del grappolo principale - 3) Corto

207 - Lignificazione del peduncolo - 5) Fino a circa la metà

208 - Forma - 2) Conico

209 - Numero di ali - 2) 1-2 ali

502 - Peso del grappolo - 3) Basso (in media 209 g +/- 8,13 per loc. Arezzo; 228 g +/- 19,15 per loc. Montevarchi)

Numero di grappoli per ceppo: 12,9 +/- 2,1 (Arezzo); 10,1 +/- 1,8 (Montevarchi).

Acino

Di dimensioni medio-piccole (tra i 10 e i 12 mm di larghezza e lunghezza), uniforme (peso medio di circa 1,5 g). La polpa è incolore. Il pedicello è corto a separazione difficile.

220 - Lunghezza - 3) Corto

221 - Larghezza - 3) Stretto

222 - Uniformità della dimensione - 2) Uniforme

223 - Forma - 2) Sferoidale

225 - Colore della buccia - 6) Blu nero

226 - Uniformità del colore della buccia - 2) Uniforme

227 - Pruina - 7) Elevata

228 - Spessore della buccia - 7) Spessa

229 - Ombelico - 1) Poco apparente

235 - Consistenza della polpa - 3) Molto soda

236 - Sapore particolare - 1) Nessuno

238 - Lunghezza del pedicello - 3) Corto

240 - Facilità di separazione dal pedicello - 3) Difficile

241 - Sviluppo dei vinaccioli - 3) Completo

242 - Lunghezza dei vinaccioli - 5) Medi

503 - Peso dell acino - 3) Basso (in media 1,49 g +/- 0,33 per loc. Arezzo; 1,60 g +/- 0,16 per loc. Montevarchi)

Fenologia

Rispetto al Sangiovese ed altre principali varietà coltivate in Toscana, il vitigno in esame è risultato particolarmente tardivo, in tutte le fasi.

301 - Epoca di Germogliamento - II decade di aprile

302 - Epoca di Fioritura - I decade di giugno

303 - Epoca di Invaiatura - III decade di agosto

304 - Epoca di Maturazione - II decade di ottobre

Altre caratteristiche

Il vitigno ha manifestato una vigoria media ed una bassa fertilità, soprattutto sulle gemme basali.

Produzione media: 2641 +/- 616 g/ceppo (Arezzo); 2283 +/- 531 g/ceppo (Montevarchi). Produzione stimata: 10500 +/- 2464 kg/ha (Arezzo); 8381 +/- 1949 kg/ha (Montevarchi).

Zuccheri (°Brix): 21 +/- 0,9 (Arezzo); 21,8 +/- 0,8 (Montevarchi). Acidità totale (g/l): 6,10 +/- 1,5 (Arezzo); 6,32 +/- 0,56 (Montevarchi). pH: 3,29 +/- 0,1 (Arezzo); 3,31 +/- 0,11 (Montevarchi).

Risulta più ricca di polifenoli ed antociani rispetto al Sangiovese, sia come concentrazione totale (2646 mg catechina/kg), sia per le diverse componenti estraibili da bucce (1710 mg catechina/kg) e vinaccioli (2106 mg catechina/kg).

Rispetto al Sangiovese, si distingue significativamente per percentuali più elevate di antocianine acilate (21,8% contro 1,2%) e tenori più bassi di cianina (1,8% rispetto a 21,8%). Ha una similitudine maggiore con il profilo antocianico della Morro d Alb

è un vitigno che tollera molto bene le principali malattie crittogamiche: non è soggetto a muffa grigia ed è scarsamente sensibile a peronospora e soprattutto a oidio.

Il vitigno presenta buona resa in vivaio nell innesto sui principali portinnesti impiegati (SO4, 420A, 110 Richter).

Dati del vino (valori medi del triennio 2009/2011):

Zuccheri (g/l): 1,73; Acidità totale (g/l): 6,89; pH: 3,5; Alcool (%v/v): 13,07; Estratto secco (g/l): 29,63; Antociani totali (mg/l): 427,33; Polifenoli totali (mg/l): 3549,66.

Il vino si presenta di colore rosso rubino intenso, con spiccati profumi di frutta rossa matura, spezie (noce moscata, pepe) ed erbe aromatiche. Al sapore risulta pieno e saporito, ricco di tannini, di potenziale grande struttura nell evoluzione successiv

Dati riguardanti gli impianti:

MONTEVARCHI (AR) loc. Caposelvi Giacitura in pendenza, a 350 m s.l.m. Il terreno è di origine alluvionale, di medio impasto con tessitura argillo-sabbiosa. Il clima del comprensorio presenta autunno/primavera piovosi ed estate calda ed asciutta.

Impiantato nel 2004, su portinnesto SO4. Il sesto di impianto è di 1x2,8 m. La forma di allevamento è il cordone speronato, con 12 gemme per pianta. L azienda è a conduzione biologica, con inerbimento naturale del suolo.

AREZZO Il vigneto è situato nella pianura di Arezzo, a 250 m s.l.m. La giacitura del vigneto è pianeggiante ed i filari hanno orientamento Nord-Sud. Il suolo è originato da alluvioni e presenta tessitura franco-limosa.

Densità di impianto pari a 4115 ceppi/ha; la forma di allevamento adottata è il cordone speronato, con carica media di 10 gemme per pianta ed il portainnesto usato è l SO4. Il clima presenta autunno/primavera piovosi ed estate calda ed asciutta

Utilizzazione

Per la vinificazione