Sinonimi e Cenni storici
Tale varietà, oggi ovunque di scarsa importanza colturale, ha avuto un ruolo genetico fondamentale nello sviluppo dell assortimento varietale centro-europeo, in quanto genitore di una ottantina di vitigni attualmente coltivati, tra cui, in partnership con il Pinot, di alcuni internazionali noti a tutti quali Chardonnay, Gamay, ecc. (Boursiquot et al., 2004; Lacombe et al., 2013; Maul et al., 2015). Le denominazioni che questo vitigno ha in Piemonte sono Preveiral, un generico Blancho (Bianco) e Liseiret, mentre se ne è osservata la presenza anche in Valle d Aosta, con il nome di Teilly, e nel Piacentino come Lisöra. Le sinonimie indicate sono state tutte accertate sia per confronto delle descrizioni morfologiche delle piante che dei profili genetici ottenuti con marcatori molecolari (Schneider et al., 2001; 2014). Il vitigno Heunisch weiss (registrato ufficialmente in Germania come Heunisch) o Gouais blanc (sinonimo francese e svizzero), anche se oggi divenuto assai raro, è stato forse la cultivar di vite tra le più diffuse nella viticoltura medioevale dell Europa centrale. Non solo, infatti, esso viene descritto in numerosi testi storici come un vitigno intensamente coltivato (tra le prime sicure citazioni il Gouest di O. de Serres, 1600; la mpia trattazione di Berget, 1903), ma è anche una delle varietà di vite con il più alto numero di sinonimi (103 ne elencano Boursiquot e collaboratori, 221 ne indica il Vitis International Variety Catalogue) che si riferiscono a regioni viticole comprese in un ampia fascia che va dai Balcani all Europa atlantica, includendo i seguenti paesi viticoli: Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria, Croazia, Slovenia, Italia, Germania, Svizzera e Francia. Tra le molteplici denominazioni, ricordiamo Belina (con numerose varianti come Belina stara, Belina zuta, ecc.) usata nella penisola Balcanica, Heunisch con altre varianti in Austria e Germania, e Gouais (Gou, Gouche, Gouget) ma anche Bouillaud, Issal, Plant séché in Francia. In Italia, e precisamente in Piemonte, la sua presenza è nota da qualche tempo, quando si è potuto verificare non solo con osservazioni morfologiche, ma anche con l analisi del DNA, che il Preveiral della Valle Chisone presso Pinerolo, la Blancho (ovvero Bianco) dei dintorni di Arma Macra in Val Maira e il Liseiret dell Alta Langa e Alta Val Bormida erano tutti lo stesso vitigno corrispondente appunto al Gouais (Schneider et al., 2006). Il Gouais-Heunisch è stato osservato anche fuori del Piemonte e precisamente nel corso di una visita di chi scrive nella collezione di vecchi vitigni recuperati sul territorio della provincia di Piacenza: le osservazioni morfologiche e l analisi genetica hanno infatti indicato un ulteriore sinonimo nella Lisöra recuperata ad Ottone (Bobbio) descritta in precedenza da Fregoni e collaboratori (2002). Anche il Teilly, ritrovato in una remota località della Valle d Aosta a 780 m di altitudine, è risultato corrispondere al Gouais-Heunisch (Reinotti et al., 2010). Inoltre, accessioni di questo vitigno, pur ormai prive di un nome tradizionale, sono state recuperate in Valtellina (Grosotto, SO) e nella piana presso Alessandria (fraz. San Giuliano vecchio). La presenza attuale del vitigno (oggi sporadica) è limitata a luoghi di viticoltura marginale e dal clima fresco o continentale: in Italia è stato ritrovato principalmente lungo le valli alpine ed appenniniche, dove si spinge fino ad elevate altitudini; nel resto d Europa occupava generalmente le regioni a clima invernale più rigido. Tale distribuzione territoriale è giustificata dalla rusticità del Heunisch-Gouais-Liseiret, che offre un prodotto abbondante (altra ragione per la sua popolarità) anche in ambienti ostici per altre cultivar. Anche se non particolarmente rinomato dal punto di vista qualitativo (come starebbe ad indicare il nome francese ?Gou?), soprattutto per l elevata acidità che si accompagna ad una maturazione non sempre completa per le estreme condizioni climatiche di coltura, l Heunisch-Gouais-Liseiret è sempre stato apprezzato per le caratteristiche agronomiche quali elevata fertilità, resistenza alle basse temperature e discreto accumulo di zuccheri nelle uve. Nelle vallate alpine, e quindi in situazioni colturali limitanti, se ne riuscivano ad ottenere distillati (come starebbe ad indicare il gruppo di sinonimi Bouillard, Bouillan, ecc.), oltre che del vino, che si usava talora aromatizzare con la Salvia sclarea che cresceva anch essa fino ad altitudini elevate (Mondino, comunicazione personale). Malgrado la sua origine non sia per ora nota, vi sono altre considerazioni che fanno di questo vitigno uno dei più vecchi, e dunque storici. La vetustà può essere infatti dedotta dall elevato numero di mutanti che si riconducono all Heunisch (per il colore, l apirenia, ecc.) (Maul et al., 2015), come osservato per altri vitigni di età ragguardevole come il Pinot e lo Chasselas. Si osserva inoltre un ampia variabilità fenotipica tra le piante, con accessioni che appaiono lievemente diverse soprattutto per la tomentosità di foglie e germoglio, per la colorazione più o meno rossa dei tralci e del rachide, per la dimensione dei frutti, come si vedrà nella descrizione ampelografica. Un ultimo elemento che ne confermerebbe l origine in tempi remoti, collegandosi anche alla sua ampia diffusione colturale nel passato, è l enorme prolificità di questo vitigno, che è stato giustamente ritenuto tra i geneticamente fondanti della viticoltura europea: sono più di 120 le varietà di vite tradizionali, generalmente da vino, discendenti dell Heunisch spesso in partnership con il Pinot, tra cui vitigni ben noti, come Chardonnay, Gamay, Dimiat, Furmint e Riesling renano. Tra quelli coltivati, soprattutto nel passato, in Piemonte e Lombardia si ricorda la Schiava N. (Schiava bresciana o Schiava lombarda). Oggi il Gouais-Heunisch-Liseiret è quasi scomparso dai vigneti europei: se ne trovano ancora piccoli appezzamenti in Slovenia con il nome di Belina, in Francia (Jura e Sud-ovest), in Germania soprattutto intorno ad Heidelberg, nel Vallese svizzero. In Italia ha dimostrato di adattarsi ad ambienti di viticoltura meno favorevoli dove, in particolare in Alta Val Bormida e in Alta Langa, si trova ancora in qualche vecchio vigneto, ben apprezzato dai viticoltori locali per la rusticità. In quest ultima zona esistono interessanti prospettive di sviluppo legate soprattutto alla spumatizzazione, tecnica per la quale l acidità pronunciata e la moderata alcolicità, invece di penalizzare il prodotto, si rivelano aspetti desiderabili. Per l Alta Langa, un territorio ad elevate altitudini situato ai confini con la Liguria e un tempo interamente modellato da terrazzamenti che ospitavano soprattutto la vite, il ripristino di molte sistemazioni legate allo sviluppo di una viticoltura fonte di reddito, non solo arresterebbero il degrado dovuto all abbandono (con conseguenti riflessi sulla tenuta idro-geologica del territorio), ma aumenterebbero la valenza storica e paesaggistica dei luoghi. Per questa ragione, la coltura di un vitigno storico locale come il Liseiret (che i testi del passato menzionano come Oserietto o Useriello, Di Rovasenda, 1879), corrispondente all Heunisch del Catalogo tedesco e al Gouais blanc francese e svizzero, appare urgente e da promuovere, non appena le prove colturali per l autorizzazione del vitigno si concluderanno con esito positivo. Nel frattempo è quanto mai opportuna la sua iscrizione nel Registro Italiano.
Descrizione ampelografica
Germoglio giovane
Apice bianco giallastro, lanuginoso; foglioline apicali (1-2) verde giallastro; foglioline basali (4-5) di colore verde giallastro con sfumature ramate; la quarta è inferiormente lanuginosa.
001 - Apertura dell apice - 5) Completamente aperta
003 - Intensità della pigmentazione antocianica dei peli striscianti dell estremità - 3) Debole
004 - Densità dei peli striscianti dell apice - 3/5) Debole/Media
006 - Portamento - 1) Eretto
007 - Colore del lato dorsale degli internodi - 3) Rosso
008 - Colore del lato ventrale degli internodi - 2/3) Verde e rosso
Viticci
016 - Numero di viticci consecutivi - 1) Due o meno
Foglia giovane
051 - Colore della pagina superiore del lembo (4° foglia) - 2/4) Giallo/ramato
053 - Densità dei peli striscianti tra le nervature della pagina inferiore del lembo (4° foglia) - 5) Media
Foglia adulta
Media,tra il cuneiforme e il pentagonale,intera o a tre lobi;seno peziolare poco aperto o aperto,nettamente a V;seni laterali poco profondi a V o,quando più profondi,a U.
Lembo generalmente poco bolloso,con qualche depressione al punto peziolare, di profilo piano con bordi involuti e nervature principali rosse in prossimità del punto peziolare o fino alla prima biforcazione.
Denti mediamente pronunciati, a margini rettilinei o concavo-convessi; pagina inferiore con lembo da aracnoideo a lanuginoso e nervature più o meno abbondantemente setolose a seconda delle accessioni. Picciolo setoloso, con base rosa.
065 - Dimensione del lembo - 5) Media
067 - Forma del lembo - 2/3) Cuneiforme/pentagonale
068 - Numero dei lobi - 1/2) Foglia intera/3 lobi
070 - Distribuzione della pigmentazione antocianica sulle nervature principali della pagina superiore del lembo - 2/3) base rosata/ fino alla 1° biforcazione
072 - Depressioni del lembo - 1) Assenti
074 - Profilo del lembo in sezione trasversale - 1/3) Piano/a margini involuti
075 - Bollosità della pagina superiore del lembo - 3) Debole
076 - Forma dei denti - 2/4) Lati rettilinei/concavo-convessi
079 - Grado di apertura del seno peziolare - 3) Aperto
080 - Forma della base del seno peziolare - 3) a V
081-1 - Presenza di denti nel seno peziolare - 1) Assenti
081-2 - Base del seno peziolare delimitata dalla nervatura - 1) Non delimitata
083-2 - Presenza di denti nei seni laterali superiori - 1) Assenti
084 - Densità dei peli striscianti tra le nervature principali sulla pagina inferiore del lembo - 3) Debole
087 - Densità dei peli eretti tra le nervature principali (pagina inferiore) - 5) Media
094 - Profondità dei seni laterali superiori - 3/5) Poco/mediamente profondo
Tralcio erbaceo
di colore rosso, con striature verdi sul lato ventrale, parte apicale interamente rossa; internodi di media lunghezza.
Infiorescenza
151 - Organi sessuali - 3) Stami e Gineceo completamente sviluppati
152 - Livello d inserzione della prima infiorescenza - 2) 3° nodo
153 - Numero di infiorescenze per germoglio - 3) 2-3 infiorescenze
155 - Fertilità (presenza d infiorescenze) delle gemme basali del germoglio (gemme da 1 a 3) - 9) Molto alta
Grappolo
di media grandezza, cilindrico allungato, con due-tre e talora tre-quattro ali, né spargolo né compatto; peduncolo di media lunghezza, un po rosato.
202 - Lunghezza - 5) Medio
204 - Compattezza - 3/5) Medio/spargolo
206 - Lunghezza del peduncolo del grappolo principale - 5) Medio
208 - Forma - 1) Cilindrico
209 - Numero di ali del grappolo principale - 2) 1-2 ali
Acino
Medio,sferoidale o leggermente appiattito,buccia di medio spessore,mediamente pruinosa,verde-giallastra e appena rosata quando ben maturo;lenticelle visibili;polpa di scarsa consistenza,molto succosa,di sapore neutro non sgradevole e pronunciata acidità.
220 - Dimensione - 5) Medio
223 - Forma - 2) Sferoidale
225 - Colore della buccia - 1) Verde giallo
228 - Spessore della buccia - 3/5) Sottile/media
231 - Intensità della colorazione antocianica della polpa - 1) Nulla
235 - Consistenza della polpa - 1) Molle
236 - Sapore particolare - 1) Nessuno
241 - Sviluppo dei vinaccioli - 3) Completo
Fenologia
301 - Epoca del germogliamento - 3/5) Precoce/media
302 - Epoca della fioritura - 3) Precoce
303 - Inizio dell invaiatura - 3/5) Precoce/media
304 - Epoca della maturazione fisiologica - 3) Precoce
Altre caratteristiche
351 - Vigoria del tralcio - 5) Media
352 - Crescita dei germogli anticipati - 3/5) Debole/media
353 - Lunghezza degli internodi - 3) Corti
Caratteri agronomici (1996/1999)
Produzione (kg di uva/ceppo): 5,1 N. medio di grappoli/ceppo: 23 Peso medio del grappolo (g): 223 Peso medio dell acino (g): 2,5 Vigore vegetativo (kg di sarmenti di potatura/ceppo): 0,449 Indice di Ravaz (uva/sarmenti): 11,4
Parametri analitici del mosto (1995/1999)
°Brix: 18,7 °Babo: 16 Acidità titol. (g/L): 9,4 pH: 3,09 Acido malico (g/L) (1998): 3,9 Acido tartarico (g/L) (1998): 4,9
Utilizzazione
Per la vinificazione